Se il corpo fosse realmente una macchina, sfuggirebbe all'invecchiamento, alla precarietà della morte. Tutti i “pezzi” che lo compongono potrebbero allora essere modificati, rettificati, rimpiazzati in caso di usura, cambiati con degli altri più performanti. Come un orologio, il corpo segnerebbe il tempo, senza esserne influenzato, non ne sarebbe più vittima, ma ne diverrebbe piuttosto un testimone ben protetto nella sua neutralità. Questo è il fantasma sotteso a numerose ricerche e pratiche che si stanno diffondendo, tanto più che il rifiuto della morte e l'ossessione della sicurezza si accrescono e si rinforzano reciprocamente.
(David Le Breton, Antropologia del corpo)
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