Ora, ritornando alla scoperta di quei lievi difetti, sprofondai tutto, subito, nella riflessione che dunque – possibile? – non conoscevo bene neppure il mio stesso corpo, le cose mie che più intimamente m’appartenevano. Il naso, le orecchie, le mani, le gambe. E tornavo a guardarmele per rifarne l’esame […] come se quel difetto del mio naso fosse un irreparabile guasto sopravvenuto al congegno dell’universo. (Luigi Pirandello, Uno, nessuno e centomila)
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