IL 7 febbraio è la Giornata Nazionale contro il bullismo (...)
Secondo l'stat, in Italia, tre studenti su cinque sono vittime di violenze o minacce (..)
Più del 50% dei ragazzi tra 11 e i 17 anni riferisce di essere stato vittima di un episodio offensivo, non rispettoso o violento negli ultimi dodici mesi; Il 20% di loro ha detto di aver subito atti di bullismo una o più volte al mese.
Il cyerbullismo colpisce il 22,2% di tutte le vittime di bullismo.
Più di tutti, sono colpite le ragazze
Il bullismo (...) è un atto di esclusione dalla società di una persona in particolare. Si basa su tre aspetti importanti: intenzionalità, durata, e asimmetria nella relazione. Si può riversare la propria aggressività su qualcun altro perché è magro, grasso, alto, basso, bello, brutto, intelligente, stupido, ha oggetti o abiti che hanno tutti o che non ha nessuno, ha una famiglia con minori capacità economiche e ogni tipo di altra motivazione che può generare una vessazione e una ripetizione della sua presa in giro (...)
e quando il bullo agisce,
un passo dietro di lui,
ha sempre una corte di spettatori e di sostenitori
Il cyberbullismo ha una piazza più ampia rispetto a quella che hanno i bulli fuori dalla rete.
Si può attuare e perpetrare 24/24 ore,
si espande a macchia d’olio nelle chat, sui social (...)
Non di rado, il cyberbullo si comporta così perché è stato vittima di bullismo a sua volta. Bulli e cyberbulli possono avere avuto un’educazione molto permissiva e non hanno il senso del confine, oppure al contrario possono essere cresciuti all’interno di una famiglia molto rigida e riversare la loro aggressività sui compagni, gli amici, o i conoscenti.
A volte, sono anche gli adulti che si comportano come bulli.
pensiamo a che messaggio riceve un figlio che
vede il genitore sempre parcheggiare in doppia fila, ostacolando l’uscita di un’altra macchina, o che lo sente prendere in giro qualcuno per come si veste, o per ciò che dice. O ancora, vantarsi di avere escluso qualcuno da una chat perché gli stava antipatico per questa o per quell’altra ragione.
Il suggerimento è quello di prestare attenzione
ai cambiamenti dei figli, conoscere i loro amici (...),
invitare i ragazzi a non avere paura di raccontare i loro timori.
Non facciamo l’errore di minimizzare mai quello che ci raccontano i figli con frasi tipo: “Non farci caso, o cosa vuoi che sia?!”.(..)
Non giudichiamo i ragazzi, ma discutiamo dei comportamenti che hanno adottato o subito (...) chiedendo loro: “Come ti fanno sentire le parole che ti ha detto tizio?”, “Tu cosa hai fatto?”
Aiutiamo anche il bullo,
che a sua volta
è vittima anche lui della sua insicurezza
che esprime attraverso l’aggressività: lavoriamo sulle sue debolezze. Sicuramente ne ha tante.
La parola può fare molto per contrastare bullismo e cyberbullismo.
Usiamola bene.
(Giuseppe Lavenia, psicoterapeuta e presidente Ass.ne Naz.le Di.Te. -Associazione nazionale dipendenze tecnologiche, Gap e cyberbullismo-La Repubblica 5 febbraio 2020)
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