Non totalmente […] il corpo si sottrae alle rappresentazioni; non tutto il corpo è non psichico. L’uno per l’altro sono una sorta di antimateria e ciò che ne rappresenta i bordi è il linguaggio.
Su entrambi i fronti, dunque, del corpo appare solo ciò che facendo bordo al biologico è catturabile dall’universo delle rappresentazioni, ossia dai significati del linguaggio. Freud lo esprime molto accuratamente, in quanto l’unico momento in cui utilizza il termine “psicosomatica” è nel 1923 in una lettera a Victor von Weizsaker, per distinguere due categorie di disturbi funzionali: la prima è quella propriamente psicogena (la cosiddetta isteria di conversione) che si manifesta attraverso il linguaggio simbolico del corpo, ed è quindi trattabile psicoanaliticamente.
La seconda è la categoria delle nevrosi organiche, prettamente fisiche, cioè non connesse al mondo del linguaggio e quindi dell’inconscio, che si manifestano come disfunzioni fisiologiche: la nevrastenia e la nevrosi d’angoscia, di cui aveva già parlato diffusamente nei primi scritti, in particolare uno specificatamente dedicato a questa fenomenologia clinica.
Nelle nevrosi organiche, ciò che è psicosomatico è propriamente la ricaduta sulla psiche di ciò di cui il corpo, quando condannato all’astinenza, soffre, innescando circoli viziosi con lo psichico.
Questo concetto si potrebbe tradurre con uno molto più moderno di “confusione somato-psichica” che sintetizza a sua volta costrutti come quello di Modified Somatic Perception di Main o di Somatosensory Amplification di Barsky.
(Lacan e la psicosomatica, Prefazione di Riccardo Marco Scognamiglio)
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