19 nov 20201 min

QUANTE IDENTITÀ CREDIAMO DI AVERE?

I social tra privato e pubblico: posto dunque esisto

I social hanno stravolto il modo di memorizzare le informazioni: dall’inclusione nel ricordo e nel racconto dell’esperienza, si è passati al dover rendere pubblico ciò che è privato. Il mondo dei social trasmette l’idea che la visibilità sia ciò che conta davvero; un mettere in mostra i propri ricordi, ridotti a pillola, ha senso solo se visualizzato dal popolo del web. Se non è visibile sulle nostre bacheche, allora un’esperienza è come se non fosse mai avvenuta; un mondo che ci richiede, per “esistere”, di essere perennemente connessi e presenti.

Il web, tuttavia, non dimentica e spesso non va oltre la superficie delle cose; una società che vive di dati obbliga a fare i conti con tracce indelebili del proprio passato, tracce che però si riflettono sul presente e sul futuro, slegate dal loro significato originale.

Oggi ci si ritrova a fare i conti con una concezione dello sbaglio sottilissima, che diventa collettiva e in cui basta un minimo inciampo affinché la vita di una persona, online e in carne e ossa, venga rovinata. Si pensi, per esempio, alle foto pubblicate sui social che sono visibili anche a chi non ci conosce, in qualsiasi parte del globo. L’integrazione assodata tra la dimensione online e quella offline in una realtà “onlife” ha reso l’essere umano un’entità multi-identitaria: ogni individuo, cioè, sviluppa più identità digitali le quali possono essere intese tanto come un prolungamento della presenza psicofisica quanto come una sua vera e propria sostituzione (Sisto, 2020).

Ma quanto oggi il digitale modella chi siamo? Per saperne di più partecipa alla conferenza “Adolescenti nella rete” online su piattaforma zoom il 27 Novembre 2020.

Scopri di più --> https://www.psicologiamonza.net/post/adolescenti-nella-rete

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