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QUANTE IDENTITÀ CREDIAMO DI AVERE?

I social tra privato e pubblico: posto dunque esisto

I social hanno stravolto il modo di memorizzare le informazioni: dall’inclusione nel ricordo e nel racconto dell’esperienza, si è passati al dover rendere pubblico ciò che è privato. Il mondo dei social trasmette l’idea che la visibilità sia ciò che conta davvero; un mettere in mostra i propri ricordi, ridotti a pillola, ha senso solo se visualizzato dal popolo del web. Se non è visibile sulle nostre bacheche, allora un’esperienza è come se non fosse mai avvenuta; un mondo che ci richiede, per “esistere”, di essere perennemente connessi e presenti.


Il web, tuttavia, non dimentica e spesso non va oltre la superficie delle cose; una società che vive di dati obbliga a fare i conti con tracce indelebili del proprio passato, tracce che però si riflettono sul presente e sul futuro, slegate dal loro significato originale.


Oggi ci si ritrova a fare i conti con una concezione dello sbaglio sottilissima, che diventa collettiva e in cui basta un minimo inciampo affinché la vita di una persona, online e in carne e ossa, venga rovinata. Si pensi, per esempio, alle foto pubblicate sui social che sono visibili anche a chi non ci conosce, in qualsiasi parte del globo. L’integrazione assodata tra la dimensione online e quella offline in una realtà “onlife” ha reso l’essere umano un’entità multi-identitaria: ogni individuo, cioè, sviluppa più identità digitali le quali possono essere intese tanto come un prolungamento della presenza psicofisica quanto come una sua vera e propria sostituzione (Sisto, 2020).


Ma quanto oggi il digitale modella chi siamo? Per saperne di più partecipa alla conferenza “Adolescenti nella rete” online su piattaforma zoom il 27 Novembre 2020.



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